Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

mercoledì 21 gennaio 2015

Archeologia. L'evoluzione parallela di linguaggio e tecnologia

Archeologia. L'evoluzione parallela di linguaggio e tecnologia

La produzione delle schegge di pietra che i nostri antichi antenati usavano come lame ha favorito lo sviluppo del linguaggio. A dimostrarlo è uno studio sperimentale sull'efficienza di diverse modalità di trasmissione culturale delle tecniche di scheggiatura per produrre quegli strumenti.
Capacità tecnologiche e linguaggio si sono coevoluti nel corso di un lungo processo iniziato fra i nostri antenati 2,5 milioni di anni fa, durante il periodo Olduvaiano, e acceleratosi circa 1,7 milioni di anni fa, agli inizi del periodo Acheuleano. E' la conclusione di un gruppo di ricercatori dell'Università di St. Andrews, in Gran Bretagna, dell'University College di Londra e del Max Planck Intitut per l'antropologia evoluzionistica di Lipsia, autori del più vasto studio sperimentale mai condotto sulla trasmissione culturale nell'età della pietra, descritto in un articolo su “Nature Communications.
Osservare un altro che lavora non basta a imparare bene la tecnica che usa. Prodotti probabilmente da Homo abilis (ma forse anche da Australopithecus garhi), gli strumenti litici olduvaiani sono i più antichi che si conoscano e sono costituiti da schegge e ciottoli taglienti (chopper) ottenuti dalla percussione di due pietre. La loro struttura è poco elaborata, ma si può notare la scelta del materiale adatto e l'intenzionalità delle operazioni che li hanno prodotti.
Questo tipo di scheggiatura rimase invariato per circa 700.000 anni, e fu poi

affiancata da una tecnica più sofisticata – che caratterizza la cosiddetta cultura acheuleana - che permetteva di produrre strumenti più rifiniti, come bifacciali, amigdale e asce. E secondo molti antropologi il fatto che la tecnologia olduvaiana non abbia conosciuto innovazioni per un periodo di tempo così lungo indicherebbe che le popolazioni dell'epoca non avevano una qualche forma di linguaggio.
Nel nuovo studio Natalie Uomini, Thomas Morgan, Kevin Laland e colleghi hanno studiato i meccanismi di apprendimento sociale nella creazione di strumenti di tipo olduvaiano. Hanno arruolato 184 studenti universitari che, divisi in “catene di apprendimento" di una decina di membri, dovevano produrre schegge e chopper basandosi su quanto potevano imparare dalla persona che li precedeva nella catena seguendo cinque differenti modalità di trasmissione culturale: in pratica, alla prima persona della catena veniva mostrato come procedere, che doveva poi mostralo alla persona successiva.

Le cinque modalità di apprendimento della tecnica di scheggiatura studiate nella ricerca erano: i) ingegneria inversa (riproduzione dei manufatti basandosi solo sulla loro osservazione), ii) imitazione/emulazione, iii) insegnamento di base, iv) insegnamento gestuale e v) insegnamento verbale (vedi figura).
 Alla fine dell'esperimento i volontari hanno prodotto 6000 strumenti litici che i ricercatori hanno pesato, misurato e valutato per stabilire il tasso di efficienza delle cinque modalità di trasmissione culturale.
I risultati hanno mostrato che le istruzioni verbali portavano a un drastico miglioramento della competenza dei volontari, una scoperta che rafforza l'ipotesi che gli olduvaiani non fossero in grado di comunicare verbalmente: "Se qualcuno sta cercando di imparare un mestiere in cui vi sono molte sottigliezze tecniche, avere un insegnante che ti corregge permette di imparare molto più facilmente”, ha detto Morgan. "Se gli olduvaiani avessero avuto una lingua, avrebbero imparato più velocemente e sviluppato nuove tecnologie più rapidamente."
Eppure - osservano i ricercatori - è proprio nel periodo olduviano che, a causa dell'importanza di questi strumenti litici, devono essere stati piantati i semi del linguaggio e dell'insegnamento: alcuni di questi antichi ominidi devono avere acquisito la capacità di comunicare meglio, aprendo le porte agli sviluppi dell'Acheuleano. "Per sostenere la tecnologia dell'Acheuleano - ha detto Morgan - doveva esserci un qualche tipo di insegnamento e magari una sorta di linguaggio, quanto meno una semplice protolingua con suoni o gesti per 'sì', 'no', o 'qui', 'lì'."

Fonte: http://www.lescienze.it


Nessun commento:

Posta un commento