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domenica 15 luglio 2012

Roma. Recuperata refurtiva archeologica.

Roma. I Carabinieri del Nucleo Tutela recuperano 200 reperti


Festosa presentazione al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di via Anicia presso viale Trastevere, della refurtiva proveniente da 40 furti nelle chiese e biblioteche, conventi e abitazioni di 7 regioni del Centro-sud: 200 tra calici e reliquari, dipinti e sculture, messali e reperti archeologici, sequestrati a un collezionista acquirente nei mercatini del Lazio, pedinato al mercatino romano di Porta Portese e deferito all’autorità giudiziaria con 4 venditori campani della refurtiva. Protagonisti dell’incontro il Tenente col. Raffaele Mancino, comandante del Reparto Operativo e l’addetta culturale dell’ambasciata di Etiopia in Italia Hanna Negussue Alemu, destinataria di 17 antichi libri copti recuperati, intervenuta con una interprete.
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ci ha abituati a queste cerimonie, la regia è collaudata da tempo: nella sala conferenze ad emiciclo illustrazione dei risultati in termini di oggetti e opere d’arte recuperati e delle relative circostanze, in primis quelle investigative; gli esemplari più significativi davanti e al lato del tavolo degli oratori, l’intero “arsenale” di reperti in fondo a un’apposita sala; ampia disponibilità a rispondere alle domande dei giornalisti, pur con qualche reticenza per non violare il segreto istruttorio e non fornire indiscrezioni su indagini ancora in corso.
I particolari dell’operazione di recupero
La regola consueta ha avuto come variante l’intervento dell’elegante e raffinata addetta culturale dell’ambasciata d’Etiopia in Italia, alla quale – al termine della conferenza stampa – è stato riconsegnato pubblicamente uno dei 17 preziosi libri sacri copti, gli altri 16 restituiti subito dopo. L’addetta è intervenuta per ringraziare, dal tavolo nel quale sedeva, con il comandante del servizio Antiquario Cap. Giampietro Romano, a fianco del comandante del Reparto Operativo Tenente Col. Raffaele Mancino, che prima ha illustrato l’intera operazione, poi ha effettuato la riconsegna.
Un’operazione basata sulle conoscenze acquisite con l’esperienza e condotta con metodi investigativi tradizionali. L’esperienza ha insegnato che i collezionisti più accaniti frequentano il mercatino romano di antiquariato a Porta Portese nelle prime ore del mattino al momento dell’allestimento dei banchi per contrattare con i venditori merce di prima scelta non esposta, più preziosa e per lo più di provenienza illecita, spesso a costi irrisori; i metodi investigativi più adatti sono l’appostamento per individuare i soggetti sospetti e il pedinamento per seguirne le piste.



Nel caso in questione, tenendo sotto controllo alcuni venditori che in passato avevano avuto vicende giudiziarie, è stato individuato un frequentatore assiduo in ore antelucane, acquirente di argenti e libri sacri, nonché di marmi settecenteschi provenienti da altari napoletani smontati e trasportati su taxi o recapitati nella sua abitazione dagli stessi venditori. La pista ha portato a un’elegante residenza nel centro storico della Capitale, e la perquisizione ai 200 oggetti e reperti d’antiquariato e archeologici, disseminati nella casa, un vero e proprio museo personale dell’acquirente, valore stimato oltre 1 milione di euro, tutti subito sequestrati e portati al Comando dove sono esposti.
Si va dagli oggetti sacri in argento – come calici e reliquari, crocifissi e ostensori, candelabri e navicelle, aureole e corone tra il XVI e il XIX secolo – ai dipinti del XVII-XVIII secolo e alle statue di Madonne, Santi eputti, dalle parti marmoree di altari ai libri e messali del XII-XV secolo, fino ai più remoti reperti archeologicie marmi di età imperiale.
Attraverso la Banca dati dei beni culturali gestita dal Comando Tutela, con la collaborazione dell’Ufficio nazionale dei beni culturali ecclesiastici della C.E.I. e di alcuni Uffici diocesani dei beni culturali, si sono identificati i 200 oggetti e reperti sequestrati, e per ciascuno sono state ricostruite con assoluta precisione la provenienza e le circostanze del trafugamento.
In sintesi, 40 furti nel trentennio 1977-2007 in chiese e conventi, seminari vescovili e collegi, biblioteche e abitazioni private di 7 regioni del Centro sud, Toscana e Umbria, Lazio e Marche, Abruzzo, Molise eCampania, che ripropongono il problema della difesa del patrimonio culturale ecclesiastico italiano esposto, nelle regioni indicate e non solo in queste, a trafugamenti da cui viene alimentato il traffico illecito di opere d’arte che si svolge tra venditori-ricettatori e collezionisti privi di scrupoli pronti ad acquistare i reperti anche se hanno ben chiara la loro provenienza furtiva.

I principali oggetti e reperti tra i 200 recuperati
Nella dovizia di reperti esposti in fondo all’apposita sala alla sede del Comando, spiccano oggetti di particolare pregio; alcuni sono in bella vista nell’emiciclo dove si tiene l’incontro di presentazione, come una statua lignea a grandezza naturale, un messale e un prezioso libro copto, calici e reliquari.
La statua lignea è una Madonna con Bambino del XIV-XV secolo, policroma, manifattura ternana-abruzzese, sottratta nel 2006 dall’interno di una chiesa a Castel dell’Aquila in provincia di Terni.
Il messale risale all’inizio del XVIII secolo, ha la copertina in legno decorata in argento sbalzato e cesellato dall’argentiere romano Sebastiano Greci da Arcevia con immagini di Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino, è stato sottratto nel 2000 a Macerata, dal Convento di San Nicola da Tolentino.
Il libro copto sul tavolo, riconsegnato al termine all’addetta culturale dell’ambasciata di Etiopia in Italia, è il primo di 17 volumi recuperati, numero menagramo che in questo caso ha portato fortuna: sono libri sacri del XIII-XV secolo, della Chiesa ortodossa etiope, manoscritti in lingua Ge’ez.
I calici in bella mostra dinanzi al tavolo sono esemplari dei più preziosi tra quelli recuperati, in argento sbalzato, cesellato e dorato, del XVII-XVIII secolo: 2 con l’iscrizione riferita al prelato Maccaphanus sottratti nel 2004 ad Atessa, dalla chiesa di San Leucio; 5 con l’iscrizione Petrus Berettini riferita al celebre pittore dal nome d’arte Pietro da Cortona sottratti nel 2001 dall’Ente Ecclesiastico Conservatorio di sant’Eufemia in Roma; uno, in oro con pietre incastonate, sottratto nel 1996 dalla cattedrale di Nola, in provincia di Napoli, la chiesa dell’Assunta.
Accanto ai calici, esemplari dei reliquari: tra quelli recuperati i 4 di maggiore pregio artistico sono del XVII secolo in argento e oro, sottratti nel 1997 dal Duomo di Sant’Agata dei Goti di Benevento: 2 con la forma di ciborio e 2 di ostensorio, recanti l’iscrizione riferita a Domenico Giannelli, canonico nella 1^ metà del ‘600.
Un giro d’Italia del Centro-sud, con la sua arte e la sua fede, le sue chiese e i suoi prelati, anche una mappa di luoghi e sedi a rischio, le chiese spesso indifese di fronte a delinquenti che sottraggono oggetti di culto arrecando ferite al patrimonio culturale e ai sentimenti popolari più vivi e condivisi.
Considerazioni e riflessioni tratte da una vicenda istruttiva
Non abbiamo ancora parlato del protagonista suo malgrado della vicenda, il collezionista colto con le mani nel sacco. Venire a sapere che è un professore di Storia dell’Arte di liceo sessantenne in pensione, acquirente assiduo con notevole impiego di risorse personali delle antichità di cui è cultore ha suscitato in noi comprensione e indulgenza, dinanzi alla sua passione senza intenti speculativi; anzi alla sua perseveranza di collezionista accanito si deve se questo patrimonio storico-artistico di oggetti sacri non è andato disperso in mille rivoli ma è stato conservato come in un museo e perciò è ora possibile la restituzione ai legittimi proprietari dopo l’azione dei Carabinieri.
A questo sentimento spontaneo che abbiamo esternato, il comandante Mancino, pur comprendendo la nostra benevolenza sul piano umano, ha opposto un severo avvertimento: questi collezionisti insospettabili sono molto pericolosi perché la loro passione e competenza li spinge ad acquisti non incauti ma consapevoli che è merce di provenienza furtiva. E’ questa domanda ad alimentare l’offerta attraverso una ricettazione che a sua volta è alla base dell’attività delinquenziale di furti e sottrazione di opere spesso di grande valore storico e artistico, a spese del patrimonio culturale.
Ma come mai il protagonista negativo è questo professore di Storia dell’Arte in pensione, che ci è sembrato un “Umberto D” non grigio e indigente ma attivo e benestante però pur sempre triste e solo, e non gli autori dei 40 furti di cui non si è parlato affatto? Anche qui il comandante Mancino è stato esplicito: il terminale che si è individuato è pur sempre pericoloso, 4 venditori sono stati incriminati anch’essi per ricettazione; quanto agli autori dei furti, pur non potendosi escludere un coinvolgimento personale dei venditori, è arduo identificarli, sono stati 40 episodi in 7 regioni per 30 anni! Le indagini comunque proseguono per trovare altri canali di smistamento della refurtiva.
Non si può prevenire del tutto il commercio illecito controllando sistematicamente la merce antiquaria esposta nei mercatini come Porta Portese; i pezzi pregiati di provenienza illecita non si trovano sulle bancarelle, i venditori li offrono riservatamente ai clienti “sicuri” che li contattano spesso nelle prime ore del mattino all’allestimento dei banchi; la merce la acquisteranno in separata sede, prelevandola direttamente come ha fatto il professore di Storia dell’Arte poi smascherato.
Ma il cittadino, incalziamo, come può essere sicuro di non incorrere nei fulmini delle legge acquistando merce regolarmente esposta nei mercatini di cui non è in grado di riconoscere l’eventuale provenienza furtiva? Il comandante Mancino non fa una piega neppure a questo punto: perseguire il cliente, come per i beni contraffatti, è una necessità se si vuole stroncare il fenomeno. Per gli oggetti d’antiquariato e le opere d’arte c’è un “decalogo” nel sito del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, contiene semplici indicazioni sui requisiti da accertare in sede di acquisto, in primo luogo l’apposita certificazione di provenienza. Comunque, se sui calici vi possono essere dubbi, come credere che siano posti lecitamente in vendita i reliquari? Non avrebbe senso, le reliquie sono sacre e oggetto di culto, l’offerta di reliquari non può che essere illecita.
Abbiamo appreso la lezione, facciamo tesoro degli avvertimenti del comandante Mancino, andremo a consultare il “decalogo” del corretto acquirente. E guarderemo le bancarelle antiquarie a Porta Portese e altrove consapevoli dei rischi dell’incauto acquisto che diventa ricettazione se l’illecita provenienza è evidente. Al pari di Ulisse, si deve resistere alle lusinghe, in questo caso non il canto dolcissimo delle Sirene, ma il fascino dell’arte associata all’antico e, perché no, anche al sacro.
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale in via Anicia, nel corso della conferenza stampa sull’operazione, si ringrazia il Comando, in particolare il Tenente col. Raffaele Mancino, per l’opportunità concessa.

Fonte: Archeorivista

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