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martedì 13 marzo 2012

C'è storia e storia. Il passato urla...sarà il caso di ascoltarlo?


Storia, miti, leggende e...favole.
di Rolando Berretta

Robert Graves, massimo esperto di miti greci, tiene a precisare che non si è occupato del mito di Enea, in Italia, perché è un mito latino. Enea, secondo la maggioranza degli autori greci, fu preso come schiavo da Neottolemo. Solo per i Romani (vedi Virgilio e T.Livio n.d.a.) Antenore ed Enea si salvarono da Troia. Antenore fondò Padova e da lui discendono i Veneti. Enea, si dice, si trovasse in Frigia, o si rifugiò a Pallene in Tracia o a Orcomeno in Arcadia. Neottolemo lo portò con se come schiavo ma si dichiarò disposto a liberarlo dietro riscatto; che i Dardani pagarono.
(Vari autori greci).
Diodoro Siculo,Tucidide e Pausania, solo per citarne alcuni, dovrebbero essere annoverati tra gli autori greci. Sull’arrivo di Enea, e dei Troiani, in Italia c’è un’altra letteratura riportata da Storici. Quindi, ciò che ha scritto Robert Graves, andrebbe ponderato bene. Sull’origine degli Elimi, in Sicilia, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Pausania, accennando velocemente al popolamento della Sicilia, ci ricorda: -Queste sono le genti che abitano la Sicilia: Sicani, Siculi e Frigi. I primi venuti dall’Italia mentre i Frigi dal fiume Scamandro e dalla Troade. I Fenici e i Libi giunsero insieme nell’isola e sono coloni cartaginesi. Pausania ci ricorda che quando fu distrutta Ilio, altri troiani e (oltre) quelli che si erano salvati con Enea, fuggirono via. Una parte di loro spinta (a caso) dai venti verso la Sardegna si unirono ai greci che già ci abitavano. Egli [il soggetto sembrerebbe Enea secondo la traduzione del prof. Gianni Ragona] impedì che gli stranieri (che già erano in Sardegna) portassero guerra ai Greci e ai Troiani; infatti in tutti i mezzi di guerra (armamenti) erano pari e il fiume Tyrso scorrendo nella parte centrale della regione con diritto perfettamente uguale per loro, offre ad entrambi motivo di temere gli attraversamenti.
Alba Longa, fu fondata da Ascanio, figlio di Enea. Alba fu la città madre (metropoli) di tante città latine. I Latini, come Popolo, videro la luce dalla fusione dei Troiani con gli aborigeni. In parole povere Alba deteneva il primato (egemonia politica) tra i Latini. Chiarito questo passiamo al popolo degli Iliensi che ritroviamo in Sardegna e sotto le mura di Troia nella guerra contro Antioco; Tito Livio li descrive bene.
(Chiedo scusa se salto da una parte all’altra prima di introdurre un certo discorso).
Vediamo come si diventava ROMANI .
Siamo ai tempi di Tarquinio Prisco e i Sabini di Collazia avevano chiesto la pace.
Il Re formulò questa domanda : “Siete voi i messi e gli ambasciatori che la gente di Collazia ha mandato per annunciare la vostra resa e quella del vostro popolo ? “
“ Siamo noi “
“ Il vostro popolo è padrone di se stesso?”
“ Lo è “
“ Dunque vi arrendete? consegnate in potere mio e del Popolo Romano tutta la vostra gente e la città e la campagna e l’acqua e i confini e i templi e le cose private e ogni cosa divina e umana? “
“ Ci arrendiamo“
“ E io vi accetto“ (tutto e tutti diventavano romani).
Adesso passiamo agli Orazi e Curiazi, quando Alba finisce come Collazia. Roma si appropria di tutto e prospera sulle rovine di Alba. Raddoppia il numero dei cittadini e i maggiorenti di Alba diventano Senatori a Roma : i Giulii , i Servilii , i Quintii , i Gegani , i Curiatii e i Clelii .
(sotto Tullio Ostilio 669-637)
Tutto diventò romano: miti, trattati e....la supremazia (egemonia) sui tutti i Latini del Lazio.
I Latini non furono d’accordo e fecero diverse guerre contro Roma. Gli Iliensi della Sardegna erano sotto l’egemonia di Cartagine. Tutto questo lungo discorso per dire che, se non si mettono bene a fuoco questi avvenimenti, i vetusti trattati tra Roma e Cartagine non si capiranno mai. Le due città gestivano l’egemonia sullo stesso popolo che abitava le due sponde del Tirreno. In questa ottica sarebbe bene rileggere i mitici trattati. Andiamo avanti facendo finire la I Guerra Punica. Polibio ci ricorda che furono i mercenari, di stanza in Sardegna, a richiedere l’intervento dei Romani perché era loro l’egemonia sull’Isola. I fatti sono noti.
Passiamo a: Svetonio- vita di Claudio- 25-3
Iliensibus quasi Romanae gentis auctoribus tributa in perpetuum remisit recitata vetere epistola greca senatus populique Romani R. Seleuco amicitiam et societatem ita demum pollicentis, si consanguineos suos Iliense ab omni onere immunes praestitisset.
E’ il 237 a.C. e si parlerebbe di Seleuco II Callinico. I Romani si ricordano che, con gli Iliensi (Troiani), hanno una certa parentela e certi trattati.
Nel 237 Roma non ha potuto avere nessun contatto diplomatico con le coste anatoliche. Forse riguarda gli Iliensi che si ritrovano in Sardegna? Io ne sono sicurissimo.
Roma, alla fine della I Guerra Punica, fu chiamata dai mercenari che erano in Sardegna; è storia nota. Solo con quegli ILIENSES può stipulare trattati nel 237. Come il testo sia finito, poi, nelle mani di Claudio resterà un mistero, ma non mi sembra corretta la lettura di Svetonio.
Passiamo a quello che ci riguarda direttamente.
Amilcare Barca, dopo aver posto fine alla rivolta dei mercenari, se ne andò in Spagna. Ci ricordano che fece giurare ai figli -odio eterno- verso Roma. Nessuno, però, ci ha spiegato mai il perché. Come comandante cartaginese non fu mai sconfitto. Perché tanto odio verso Roma? Il figlio, tale Annibale (quello di Canne) alleandosi con Filippo di Macedonia, giurò per…IOLAO. Iolao fu divinizzato solo in Sardegna. Adesso la faccenda è più chiara. Stai a vedere che, mi sono detto, la famiglia Barca non è potuta rientrare a casa? Stai a vedere che la famiglia Barca faceva parte di quel popolo cartaginese che viveva in Sardegna e che erano stati buttati fuori dai Romani? Cosa fa Amilcare a questo punto dalla Spagna? Comincia a far scendere in guerra gli ex alleati Liguri, Corsi e Sardi contro i Romani. I Romani si imbarcavano a Pisa per venire in Sardegna. Con la morte di Amilcare Barca la questione si calmò. Dopo un bel trattato –diretto- con Asdrubale, in Spagna, tirarono un bel sospiro di sollievo. Asdrubale era un diplomatico.
Nel frattempo i Galli avevano imparato a valicare le Alpi e a stabilirsi nelle zone fertili intorno al Po. I loro racconti riattraversavano le Alpi e invogliavano nuovi gruppi di Galli a venire per verificare, direttamente, delle ricchezze italiche. I Romani li affrontarono ripetutamente ma, con Curio Dentato iniziarono a ricacciarli e a mandare colonie nelle loro terre.
Siamo nell’anno 231; i Galli Insubri e i Boi, di comune accordo, mandarono messi ai Galli Gasati per una spedizione contro Roma. Fu ricordato l’avvenimento del 390.
I Romani furono presi dal panico. Si misero ad arruolare eserciti e a fare il conto degli uomini validi tra i loro alleati. Nel 226 furono mandati messi in Spagna, da Asdrubale, per stipulare un nuovo trattato: i Cartaginesi non dovevano superare il fiume Ebro con le armi.
( Polibio la racconta meglio e con più dettagli.)
Nel 225 il console Lucio Emilio Papo si recò in difesa di Rimini; i Romani si aspettavano l’attacco in quella zona. I Galli preferirono passare in Etruria dove, nella zona di Chiusi, li affrontò, con scarso successo, il Pretore spedito in quella zona. L’altro console, Caio Atilio Regolo, si trovava in Sardegna. Polibio non ci dice cosa ci facesse l’altro Console in Sardegna.
Gli storici si sono divisi su due ipotesi: il Console era andato a domare la solita ribellione dei Sardi… oppure era andato a controllare i Cartaginesi dopo l’accordo con Asdrubale? Ci credo poco!
In Sardegna c’era, anche, un Pretore. Cosa ci faceva il Console Caio Atilio Regolo, in Sardegna, con i Galli che minacciavano Roma? Semplice cari storici. Compito del Console era, pure, quello di indire la LEVA. Caio Atilio Regolo era venuto a prendere LEGIONI tra il POPOLO di DIRITTO LATINO che viveva in Sardegna. Gli Iliensi, dopo il trattato e dopo la sistemazione interna, mandano legioni. Da questo momento in poi, seguendo Tito Livio, si vedranno i soli Pretori venire in Sardegna. Da questo momento si vedrà il Senato stabilire il numero delle Legioni che debbono operare in Sardegna. Qualcuno ha visto mai partire le legioni dirette in Sardegna? Solo per Ampsicora furono portati 5.000 marinai dal propretore Tito Manlio Torquato ma ne schierò 22.000. Seguite attentamente Tito Livio fino all’anno 200. Si leggerà quante legioni debbono operare in Sardegna anno dopo anno. Nel 200 deve operare una sola legione.
Con una sola Legione operativa, nell’anno 200, il Senato mandò, in Sardegna, il proPretore Marco Valerio Faltone con l’incarico di scegliere 5000 alleati di DIRITTO LATINO tra quanti avevano minore anzianità di servizio da mandare a combattere i Macedoni.
Tornano i conti? Poi gli Iliensi si ribelleranno…ma questo è un altro capitolo.
Nell'immagine: bronzetto di spadaccino nuragico. Lilliu 1966

3 commenti:

  1. Scrive Rolando Berretta… sempre a proposito delle mie favole.
    Osserviamo attentamente il bronzetto allegato all’articolo.
    Andiamo, adesso, alla Battaglia del Mare Sardo nella quale, all’improvviso, fanno la loro comparsa gli Agilliani. Se scomponiamo il termine agilliano, in greco, abbiamo una strana resa: Sacro e … dalla parte sinistra. Come dire, con un po’ di fantasia, che sono quelli che hanno sacrato la parte sinistra; ovvero sono quelli che combattono con la sinistra. Anche sotto una rappresentazione di Ramsete II sono raffigurati altri Agilliani (mancini). Virgilio ci ricorda che Caere era la città agillina cioè figlia di Agilla. Stai a vedere che, forse, santa Gilla e l’antica Igia…
    Quando nel 384 Dionisio assali Agilla e ne devastò il territorio (Diodoro Siculo) a Roma dormivano di brutto. L’anno prima tra Caere e Roma erano stati stretti legami particolari per i meriti dei Cerii.
    A Roma non si sono accorti di nulla. Impossibile. Quindi c’era sicuramente un’altra Agilla ma non era Caere. Fine della favola.

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  2. Grazie Rolando, i tuoi articoli sono sempre aperti alla riflessione e all'analisi approfondita. Le favole rimangono nel variopinto mondo della letteratura per bambini, ma ciò che suggerisci con i tuoi articoli va al di là della semplice lettura superficiale.

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  3. Sempre Rolando Berretta
    Cercherò di spiegare la mia interpretazione per l’anno 200.
    Furono eletti Consoli, nell’anno 551 dalla fondazione di Roma, Publio Sulpicio Galba e Gaio Aurelio Cotta. Furono eletti Pretori: Quinto Minucio Rufo, Lucio Furio Porpurione, Quinto Fulvio Gillione mentre Gaio Sergio Plauto ebbe la Pretura Urbana. Si deve desumere che in Sardegna restò, come Pretore, Marco Fabio Buteone; ad operare con una sola legione come nell’anno precedente. A questo punto si vota la guerra a Filippo. Votata la guerra si invia un Feziale a portare la Dichiarazione ai Macedoni. A questo punto si mettono in essere gli eserciti da impiegare nelle diverse zone di operazioni. I consoli debbono assegnare gli Alleati e gli Alleati di Diritto Latino tra le varie legioni. Ai pretori Lucio Furio Porpurione e Quinto Minucio Rufo furono assegnati contingenti di 5.000 alleati di diritto latino. Il primo doveva controllare la Gallia mentre il secondo ebbe il Bruzio. Quinto Fulvio Gillone ricevette disposizione di scegliere 5.000 alleati e alleati di diritto latino direttamente dall’esercito che era stato agli ordine del precedente console Publio Elio. Come zona di operazioni ebbe la Sicilia. In questa fase dell’operazione esce fuori Marco Valerio Faltone; Pretore nel precedente anno in Campania. Fu mandato in Sardegna come pro Pretore con l’incarico di scegliere 5.000 alleati di diritto latino tra quanti avevano minore anzianità di servizio.
    Secondo la mia interpretazione questi 5.000 alleati, di diritto latino, finirono negli eserciti dei due Consoli. In Sardegna dovevano essercene parecchi di questi Alleati per porre in essere una simile selezione. Nel 198 il Pretore M.P.Catone, a cui era toccata la Sardegna, riporterà a casa 2.000 fanti e 200 cavalieri. Tutto questo per dire che, sui libri di Storia, si legge che Pretore in Sardegna nell’anno 200 fu Marco Valerio Faltone e che era arrivato con 5.000 alleati di diritto latino.
    Non mi sembra corretta questa interpretazione.

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